domenica 16 dicembre 2012


>> L’Islam entra in carcere<<

(6^ puntata)





E’ alquanto curioso che «in carcere c'è la cappella cattolica ma non c'è la moschea, in una situazione dove il 35% della popolazione detenuta è di religione musulmana» (1)
Se per i cattolici l’ordinamento penitenziario prevede la cappellania e quindi la figura del  cappellano del carcere, ci può essere invece qualche difficoltà per chi crede in un altro Dio  come, ad esempio, i musulmani. Le difficoltà le hanno proprio gli imam islamici ad incontrare i detenuti appartenenti alla fede di Allah: «al momento entrano solo negli Istituti di Firenze, Secondigliano, Brescia, Milano, Roma Rebibbia e Roma Regina Coeli»(2).

Invece a Torino i musulmani hanno delle difficoltà ad entrare per l’assistenza carceraria. «Con i musulmani le cose si complicano un po’ - spiegava  l'allora  direttore della struttura Pietro Buffa - perché potremmo avere dei problemi nel riconoscimento dell’ imam. In ogni caso basta che facciano richiesta di entrare come assistenti volontari ai sensi dell'articolo 17 dell’ordinamento penitenziario e sarà il Dap a provvedere al loro riconoscimento»(3).

Eppure al carcere Lorusso e Cotugno, conosciuto da tutti come «Le Vallette», possono entrare senza problemi sia i buddhisti di una particolare comunità che i preti ortodossi.  Anche se l'articolo 36 dell'ordinamento penitenziario parla chiaro: i detenuti di credo  diverso dal cattolicesimo hanno il «diritto di ricevere, su loro richiesta, l'assistenza dei  ministri del proprio culto e di celebrarne i riti».

Ci deve però essere una soluzione. Soluzione che è stata trovata dal Dipartimento  amministrativo penitenziario con una circolare del 1997 che «stabiliva con il Ministero  dell’interno una procedura che prevede l’individuazione da parte della direzione dell’istituto del ministro di culto, la comunicazione delle sue generalità all’Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento, l’acquisizione dal Ministero dell’interno del parere di rito per rilasciare l’autorizzazione all’accesso»(4). Circolare poi confermata da quella del 2002 che chiedeva inoltre di «specificare anche la moschea o la comunità di appartenenza dell’imam e di comunicare alla Direzione Generale i nominativi di tutti i rappresentanti di fede islamica autorizzati all’ingresso nelle carceri, anche ai sensi dell’art.17 dell'ordinamento penitenziario»(5)



Nel carcere di Bollate la direttrice Lucia Castellano dice: «in ogni reparto abbiamo  moschee attrezzate di tappetini e corani, e rispettiamo il ramadan e la festa del sacrificio. Al momento nessun detenuto ha mai chiesto l'ingresso di qualcuno di esterno e a fare da imam è uno di loro»(6) 
«Spiega il direttore della Casa Circondariale di Verona, Salvatore Erminio: “I ministri di  culto vengono indicati dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, alcuni entrano e  altri no”. L'istituto veronese in passato ha ospitato un rappresentante buddista, ed entrano senza problemi sia dei Testimoni di Geova che un prete greco ortodosso e uno rumeno.  Continua il direttore: “i preti ortodossi hanno magari difficoltà nell'utilizzo della Chiesa  visto che i loro riti sono diversi, ma possono svolgere attività di intercultura e incontrare i detenuti in colloquio. Da quando sono io il direttore – ossia da almeno sei anni - non ho  ricordi che sia invece mai entrato nessun ministro di culto musulmano”. A questo proposito il portavoce del consiglio islamico di Verona, Mohsen Khochtali  dichiara: “Nel 2007 abbiamo fatto richiesta per entrare in occasione di grandi festività o per dei colloqui, ma l'esito è stato negativo. Per noi sarebbe importante parlare con chi è dentro per incoraggiarlo a cambiare vita, a non sognare e cercare di trovare un lavoro onesto una volta fuori”»(7)
Nel carcere di Verona, dove circa il 70 per cento di detenuti è straniero, il cappellano  cattolico don Maurizio dice: «la convivenza tra le varie religioni è buona, vengono a messa un po' tutti e persino qualche musulmano non si nega questa possibilità»(8)mentre però la maggior parte dei musulmani prega nelle proprie celle o nei corridoi: in occasioni particolari come il mese di ramadam viene messa a loro disposizione la palestra. Lo stesso cappellano dice anche che «Algerini e marocchini sono più convinti, scrivono in arabo e leggono il Corano. Indossano le loro tuniche ma solo per pregare nelle celle. Se qualcuno chiede di conoscere meglio il Cristianesimo potrebbe però essere guardato con sospetto dai più fanatici»(9)
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In sostanza «un immigrato di cultura musulmana non trova più spazio per viversi come "soggetto di Allah": Non dimentichiamo che per il mondo musulmano la religione è  presente in tutti i momenti della vita quotidiana; non c'è la separazione tra sacro e profana  che anche un cattolico italiana vive nelle relazioni sociali. La situazione carceraria  riproduce l'aspetto totalizzante dell'islam ma negando l'esistenza di quest'ultimo»(10).
Non dimentichiamoci poi che «Michel Foucault ha spiegato molto bene in “Sorvegliare e punire” come il carcere produce una vera “tecnologia di controllo sul corpo e l'anima del  detenuto”: Cosa significa questo per un musulmano che non vive la separazione sacro- profano e viene negato come “spiritualità”»(11).

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«”Una piccola moschea è regolarmente allestita presso la Casa circondariale di Prato, una sala di cultura islamica esiste a Ferrara ed un’apposita saletta per la preghiera è prevista a San Gimignano” informa il ministero della Giustizia. Valvole di sfogo spirituale di questo genere sono utili in tutte le carceri. E forse sarebbe meglio avere, al fianco dei 250 cappellani cristiani, degli imam ufficiali, preparati e moderati»(12).
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(1) A. Goussot, “Carcere, mediazione, immigrazione: problematiche” , in Progetto regionale: Sportelli informativi e mediazione per detenuti negli Istituti penitenziari della regione Emilia Romagna. Seminari formativi rivolti agli operatori penitenziari. Materiale di studio e di discussione
(2) Sito internet www.innocentievasioni.net
(3) Ibidem
(4)Ibidem
(5)Ibidem
(6)Ibidem
(7)Ibidem
(8)Ibidem
(9)Ibidem
(10) A. Goussot, “Carcere, mediazione, immigrazione: problematiche” , in Progetto regionale: Sportelli informativi e mediazione per detenuti negli Istituti penitenziari della regione Emilia Romagna. Seminari formativi rivolti agli operatori penitenziari. Materiale di studio e di discussione
(11) Ibidem
(12) F. Biloslavo, “Dagli imam fai-da-te proselitismo in carcere, boom conversioni ... all'islam” in http://hurricane_53.ilcannocchiale.it/2010/05/28/dagli_imam_faidate_proselitism.html


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