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L’Islam entra in carcere<<
(6^ puntata)
E’
alquanto curioso che «in carcere c'è la cappella cattolica ma non
c'è la moschea, in una
situazione dove il 35% della popolazione detenuta è di religione
musulmana» (1).
Se per i cattolici l’ordinamento penitenziario prevede la cappellania e quindi la figura del cappellano del carcere, ci può essere invece qualche difficoltà per chi crede in un altro Dio come, ad esempio, i musulmani. Le difficoltà le hanno proprio gli imam islamici ad incontrare i detenuti appartenenti alla fede di Allah: «al momento entrano solo negli Istituti di Firenze, Secondigliano, Brescia, Milano, Roma Rebibbia e Roma Regina Coeli»(2).
Se per i cattolici l’ordinamento penitenziario prevede la cappellania e quindi la figura del cappellano del carcere, ci può essere invece qualche difficoltà per chi crede in un altro Dio come, ad esempio, i musulmani. Le difficoltà le hanno proprio gli imam islamici ad incontrare i detenuti appartenenti alla fede di Allah: «al momento entrano solo negli Istituti di Firenze, Secondigliano, Brescia, Milano, Roma Rebibbia e Roma Regina Coeli»(2).
Invece
a Torino i musulmani hanno delle difficoltà ad entrare per
l’assistenza carceraria. «Con i musulmani le cose si complicano un
po’ - spiegava l'allora direttore della struttura Pietro Buffa - perché
potremmo avere dei problemi nel riconoscimento dell’ imam. In ogni
caso basta che facciano richiesta di entrare come assistenti
volontari ai sensi dell'articolo 17 dell’ordinamento penitenziario
e sarà il Dap a provvedere al loro riconoscimento»(3).
Eppure
al carcere Lorusso e Cotugno, conosciuto da tutti come «Le
Vallette», possono entrare senza problemi sia i buddhisti di una
particolare comunità che i preti ortodossi. Anche se l'articolo 36
dell'ordinamento penitenziario parla chiaro: i detenuti di credo diverso dal cattolicesimo hanno il «diritto di ricevere, su loro
richiesta, l'assistenza dei ministri del proprio culto e di
celebrarne i riti».
Ci
deve però essere una soluzione. Soluzione che è stata trovata dal
Dipartimento amministrativo penitenziario con una circolare del 1997
che «stabiliva con il Ministero dell’interno una procedura che
prevede l’individuazione da parte della direzione dell’istituto
del ministro di culto, la comunicazione delle sue generalità
all’Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento, l’acquisizione dal
Ministero dell’interno del parere di rito per rilasciare
l’autorizzazione all’accesso»(4). Circolare
poi confermata da quella del 2002 che chiedeva inoltre di
«specificare anche la moschea o la comunità di appartenenza
dell’imam e di comunicare alla Direzione Generale i nominativi di
tutti i rappresentanti di fede islamica autorizzati all’ingresso
nelle carceri, anche ai sensi dell’art.17 dell'ordinamento
penitenziario»(5)
Nel
carcere di Bollate la direttrice Lucia Castellano dice: «in ogni
reparto abbiamo moschee attrezzate di tappetini e corani, e
rispettiamo il ramadan e la festa del sacrificio. Al momento nessun
detenuto ha mai chiesto l'ingresso di qualcuno di esterno
e a fare da imam è uno di loro»(6)
«Spiega il direttore della Casa Circondariale di Verona, Salvatore Erminio: “I ministri di culto vengono indicati dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, alcuni entrano e altri no”. L'istituto veronese in passato ha ospitato un rappresentante buddista, ed entrano senza problemi sia dei Testimoni di Geova che un prete greco ortodosso e uno rumeno. Continua il direttore: “i preti ortodossi hanno magari difficoltà nell'utilizzo della Chiesa visto che i loro riti sono diversi, ma possono svolgere attività di intercultura e incontrare i detenuti in colloquio. Da quando sono io il direttore – ossia da almeno sei anni - non ho ricordi che sia invece mai entrato nessun ministro di culto musulmano”. A questo proposito il portavoce del consiglio islamico di Verona, Mohsen Khochtali dichiara: “Nel 2007 abbiamo fatto richiesta per entrare in occasione di grandi festività o per dei colloqui, ma l'esito è stato negativo. Per noi sarebbe importante parlare con chi è dentro per incoraggiarlo a cambiare vita, a non sognare e cercare di trovare un lavoro onesto una volta fuori”»(7).
Nel carcere di Verona, dove circa il 70 per cento di detenuti è straniero, il cappellano cattolico don Maurizio dice: «la convivenza tra le varie religioni è buona, vengono a messa un po' tutti e persino qualche musulmano non si nega questa possibilità»(8), mentre però la maggior parte dei musulmani prega nelle proprie celle o nei corridoi: in occasioni particolari come il mese di ramadam viene messa a loro disposizione la palestra. Lo stesso cappellano dice anche che «Algerini e marocchini sono più convinti, scrivono in arabo e leggono il Corano. Indossano le loro tuniche ma solo per pregare nelle celle. Se qualcuno chiede di conoscere meglio il Cristianesimo potrebbe però essere guardato con sospetto dai più fanatici»(9)
«Spiega il direttore della Casa Circondariale di Verona, Salvatore Erminio: “I ministri di culto vengono indicati dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, alcuni entrano e altri no”. L'istituto veronese in passato ha ospitato un rappresentante buddista, ed entrano senza problemi sia dei Testimoni di Geova che un prete greco ortodosso e uno rumeno. Continua il direttore: “i preti ortodossi hanno magari difficoltà nell'utilizzo della Chiesa visto che i loro riti sono diversi, ma possono svolgere attività di intercultura e incontrare i detenuti in colloquio. Da quando sono io il direttore – ossia da almeno sei anni - non ho ricordi che sia invece mai entrato nessun ministro di culto musulmano”. A questo proposito il portavoce del consiglio islamico di Verona, Mohsen Khochtali dichiara: “Nel 2007 abbiamo fatto richiesta per entrare in occasione di grandi festività o per dei colloqui, ma l'esito è stato negativo. Per noi sarebbe importante parlare con chi è dentro per incoraggiarlo a cambiare vita, a non sognare e cercare di trovare un lavoro onesto una volta fuori”»(7).
Nel carcere di Verona, dove circa il 70 per cento di detenuti è straniero, il cappellano cattolico don Maurizio dice: «la convivenza tra le varie religioni è buona, vengono a messa un po' tutti e persino qualche musulmano non si nega questa possibilità»(8), mentre però la maggior parte dei musulmani prega nelle proprie celle o nei corridoi: in occasioni particolari come il mese di ramadam viene messa a loro disposizione la palestra. Lo stesso cappellano dice anche che «Algerini e marocchini sono più convinti, scrivono in arabo e leggono il Corano. Indossano le loro tuniche ma solo per pregare nelle celle. Se qualcuno chiede di conoscere meglio il Cristianesimo potrebbe però essere guardato con sospetto dai più fanatici»(9)
.
In sostanza
«un immigrato di cultura musulmana non trova più spazio per viversi
come "soggetto di Allah": Non dimentichiamo che per il
mondo musulmano la religione è presente in tutti i momenti della
vita quotidiana; non c'è la separazione tra sacro e profana che
anche un cattolico italiana vive nelle relazioni sociali. La
situazione carceraria riproduce l'aspetto totalizzante dell'islam ma
negando l'esistenza di quest'ultimo»(10).
Non dimentichiamoci poi che «Michel Foucault ha spiegato molto bene in “Sorvegliare e punire” come il carcere produce una vera “tecnologia di controllo sul corpo e l'anima del detenuto”: Cosa significa questo per un musulmano che non vive la separazione sacro- profano e viene negato come “spiritualità”»(11).
Non dimentichiamoci poi che «Michel Foucault ha spiegato molto bene in “Sorvegliare e punire” come il carcere produce una vera “tecnologia di controllo sul corpo e l'anima del detenuto”: Cosa significa questo per un musulmano che non vive la separazione sacro- profano e viene negato come “spiritualità”»(11).
*****
«”Una
piccola moschea è regolarmente allestita presso la Casa
circondariale di Prato, una sala di cultura islamica esiste a Ferrara
ed un’apposita saletta per la preghiera è prevista a San
Gimignano” informa il ministero della Giustizia. Valvole di sfogo
spirituale di questo genere sono utili in tutte le carceri. E forse
sarebbe meglio avere, al fianco dei 250 cappellani cristiani, degli
imam ufficiali, preparati e moderati»(12).
______________________
(1) A. Goussot, “Carcere, mediazione, immigrazione:
problematiche” , in Progetto
regionale: Sportelli informativi e mediazione per detenuti negli
Istituti penitenziari della regione Emilia Romagna. Seminari
formativi rivolti agli operatori penitenziari. Materiale di studio e
di discussione
(2) Sito internet www.innocentievasioni.net
(3) Ibidem
(4)Ibidem
(5)Ibidem
(6)Ibidem
(7)Ibidem
(8)Ibidem
(9)Ibidem
(10) A. Goussot, “Carcere, mediazione, immigrazione: problematiche”
, in Progetto regionale:
Sportelli informativi e mediazione per detenuti negli Istituti
penitenziari della regione Emilia Romagna. Seminari formativi
rivolti agli operatori penitenziari. Materiale di studio e di
discussione
(11) Ibidem
(12) F. Biloslavo, “Dagli
imam fai-da-te proselitismo in carcere, boom conversioni ...
all'islam” in
http://hurricane_53.ilcannocchiale.it/2010/05/28/dagli_imam_faidate_proselitism.html
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